Lo scorso martedì ha avuto luogo la revisione degli estimi catastali, che solo nel 2026 sarà esaurita e non comporterà, almeno per il momento, nessun rincaro. Tuttavia, la riforma del governo Draghi lascia aperta la possibilità a chi starà a Palazzo Chigi tra 5 anni di applicare il rialzo dell’imposizione fiscale. Alla luce pure delle pressioni esercitate dalle autorità comunitarie, probabilmente chiunque si troverà nella stanza dei bottoni sfrutterà il superlavoro occorrente per rendere i valori del patrimonio immobiliare più trasparente. Ieri è giunta un’altra brutta notizia ai proprietari di abitazioni, i quali, mediante il Superbonus 110 per cento, mirano a incrementare il valore e l’efficienza energetica dei beni in proprietà.
Superbonus 110 per cento: proroga per l’intero 2022
Ebbene, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, lo ha immediatamente messo in chiaro, nel corso della audizione, davanti alle commissioni di Senato e Camera, sulla nota di aggiornamento al Def: nel lungo periodo il superbonus non è sostenibile e pertanto non può essere strutturale. Dunque, verrà disposta una proroga temporanea. Anche per tendere una mano a chiunque richieda più tempo per la sua esecuzione, in quanto le formalità burocratiche hanno provocato un rallentamento. In ogni caso, le probabilità che la super detrazione sia consolidata sono praticamente pari a zero.
Il motivo è di facile intuizione: l’onerosità della misura è eccessiva e nel lungo periodo mancherebbe le risorse adeguate a garantirla. E poi il fine deve essere il ritorno alla normalità e, dopo l’attuale fase espansiva, toccherà riprendere un atteggiamento più prudente in bilancio. I tassi di interesse – ha proseguito Franco – non saranno bassi per sempre. È essenziale adottare una politica più oculata in chi gestisce le questioni nazionali, in previsione dei tassi più elevati in futuro. E proprio provvedimenti quali il Superbonus del 110 per cento sono complicati da coprire negli anni a venire.
Il lavoro ha un costo stratosferico e – ha evidenziato il ministro dell’Economia e delle Finanze – va considerato un punto: se lo Stato copre integralmente o più che integralmente i costi, l’effetto sui conti e sul debito è serio. Chiaramente, non è una mossa solo a perdere, gli effetti positivi sull’andamento dell’economia sono innegabili. Ma guai a dimenticare i rischi, sotto forma di un settore che cresce a dismisura e alle tipiche bolle che ne conseguono.
Estensione al 2023
L’estensione al 2023 dovrebbe comunque essere sancita in legge di bilancio: nella risoluzione alla Nadef, la maggioranza vuole impegnare le istituzioni governative. Una proroga di un anno necessaria secondo il numero uno di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, consapevole che mantenere in eterno una misura del genere abbia poco senso, ma al contempo pronto a invocare un sistema di agevolazioni ordinato e coordinato per gli interventi sugli immobili.
Le sorti del cashback
Sembrano invece più nebulose le sorti del cashback, introdotto dal governo Conte lo scorso anno e congelato da quello Draghi. L’ex ragioniere di Stato dapprima ne ha sottolineato l’importanza nel muovere verso i pagamenti elettronici e porre un freno sull’evasione; poi, però, ha chiarito che nel prorogarla bisognare effettuare un’analisi costi-benefici. Può essere che servano degli aggiustamenti, ma è stata manovra rilevante, non la ritiene strutturale. Resta da capire se abbiano raggiunto l’obiettivo perseguito od occorra un altro utilizzo.
Sulla rottamazione e la nuova diluizione delle cartelle esattoriali, il ministro ha parlato di valutazioni in corso, per stabilire ulteriori spalmature degli oneri fiscali sia contemplabile. Gradualmente – ha concluso – è cruciale muoversi verso una situazione di normalità dove famiglie e imprese saldino le cartelle. Possono di nuovo smussare e diluire, purché si torni alla normalità.
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