La scuola è pronta a cambiare. Il Ministro Patrizio Bianchi è pronto a lanciare alcune importanti novità nel mondo della scuola: il concorso ordinario e la valutazione docenti. Anzitutto, a breve si realizzerà finalmente il concorso ordinario, bandito da oltre un anno e mezzo e mai realizzato per la situazione pandemica che non ha permesso la sua realizzazione per lungo tempo. Si ricorda che tale atteso concorso ha contato oltre 400 mila iscrizioni. Sarà dunque un concorso con tantissimi iscritti da ogni parte d’Italia.
Concorso ordinario: le ultime novità
Secondo le ultimissime indicazioni, il concorso ordinario si baserà anzitutto sulla prova scritta, alla quale saranno assegnati massimo 100 punti, poi su quella orale e, per le classi di concorso per cui è prevista la prova pratica (che si dovrebbe svolgere, ma ancora non si hanno certezze in merito, in un momento diverso rispetto alla prova orale) la commissione avrà a disposizione 100 punti per la prova pratica e 100 punti per il colloquio. In questo caso il voto della prova orale è dato dalla media aritmetica delle rispettive valutazioni (prova orale e prova pratica). La supereranno i candidati che conseguiranno un punteggio complessivo minimo di 70 punti su 100.
Ai titoli accademici, scientifici, professionali si potrà dare un punteggio massimo complessivo di 50 punti. Tale concorso sarà realizzato probabilmente in un periodo compreso tra fine novembre e inizio dicembre, dunque nel prossimo futuro.
Valutazione per i docenti: Bianchi rivoluziona la scuola
Se il concorso è una semi- novità perchè atteso da tantissimo tempo, una vera e propria novità è invece l’idea della valutazione per tutti i docenti italiani. Per il ministro Bianchi è importante “dare avvio ad un processo di revisione e rafforzamento del sistema nazionale di valutazione, quale strumento di accompagnamento delle istituzioni scolastiche, nell’ottica di un impegno costantemente orientato al miglioramento della qualità della propria offerta formativa. Tale obiettivo verrà raggiunto anche attraverso il potenziamento del contingente del corpo ispettivo”. Come il Ministro Patrizio Bianchi ha tenuto a spiegare, l’obiettivo di questa novità non è certo quella di assegnare voti ai professori della scuola italiana, bensì quello di offrire una sempre maggiore qualità dell’offerta formativa proposta agli studenti.
Nessun voto per i “prof”
Al contrario di quello che si vociferava quando si è parlato della valutazione per i professori italiani, adesso è chiaro che non ci saranno voti nè pagelle. Si lavora, dunque, alla valorizzazione ed alla formazione del personale e al miglioramento della valutazione del sistema scolastico nel suo complesso, però non con l’obiettivo di assegnare “voti”, ma per “garantire una sempre maggiore qualità dell’offerta formativa proposta a studentesse e studenti”. In quest’ottica, il ministero prevede anche il potenziamento del corpo ispettivo, come sostegno alle scuole e alla loro autonomia. Bene la valutazione e la “meritocrazia”, ma non con l’Invalsi, mettono le mani avanti i sindacati. Il Sistema di Valutazione nazionale, infatti. è composto come sempre anche dagli Invalsi, i test spesso molto criticati dagli studenti perchè “standardizzati”.
Cosa ne pensano i docenti? La valutazione non piace
La valutazione non piace proprio a nessuno. Le indicazioni giungono da un sondaggio nazionale svolto dalla rivista La Tecnica della Scuola, al quale hanno partecipato oltre mille lettori: di questi, nell’80% dei casi sono stati insegnanti, nel 9% genitori. Poco più del 4% sono le risposte dei dirigenti. Pochissimi gli studenti che hanno partecipato a questo particolare sondaggio. Nello specifico, addirittura il 71% si è detto contrario alla valutazione dei docenti, mentre solo il 26% ha risposto favorevolmente (il 4% si è astenuto). Molta più alta invece la quota “favorevole” se ad essere valutati sono i Dirigenti Scolastici. In questo caso, il 64,7% è d’accordo nella valutazione, oò 31,8% contrario e il 3,5% si è astenuto.
Un tema sul quale non ha tardato a dire la sua Antonello Giannelli, numero uno dell’Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici, che ha parlato all’Ansa, affermando quanto sia “necessario dare un ruolo maggiore ai presidi e ai comitati di valutazione interni alle scuole”. Tuttavia il presidente Anp ha preso le distanze da un eventuale coinvolgimento dell’Istituto nazionale di valutazione nell’operazione. “I risultati delle prove Invalsi non sono direttamente utilizzabili. L’Invalsi è uno strumento diagnostico, serve per decidere la metodologia didattica da utilizzare nelle scuole, dai risultati degli studenti non è direttamente deducibile il valore del professore”. Insomma, per ora l’idea del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi non trova terreno fertile nella scuola, vedremo se in futuro la situazione cambierà, magari quando sarà esplicitato più chiaramente su quali criteri si baserà questa tanto discussa valutazione.
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