Che cos’è la ritenuta d’acconto
La ritenuta d’acconto è una somma che un datore di lavoro oppure un cliente trattiene dallo stipendio oppure dalla parcella per il versamento di prestazioni lavorative per poi versarla al Fisco. Di conseguenza questi soggetti rivestono il ruolo di sostituti d’imposta, così da sostituire il contribuente nel versamento delle imposte dovute dallo Stato.
Ciò avviene sottraendo la ritenuta d’acconto versato al contribuente come pagamento per una prestazione lavorativa. Di conseguenza i rapporti con l’amministrazione finanziaria sono tenuti dal sostituto d’imposta e il contribuente viene sollevato dagli obblighi relativi.
Proprio per questo motivo riceve dal sostituto d’imposta un’attestazione cumulativa che attesta in maniera dettagliata quali siano le ritenute d’acconto operate nel corso dell’anno fiscale precedente nei confronti di un determinato contribuente entro il 28 febbraio.
In secondo luogo il sostituto d’imposta utilizza il modello 770 per dichiarare annualmente quali sono i soggetti a cui ha versato una somma soggetta a ritenuta d’acconto e tutte le operazioni effettuate nell’anno precedente entro il 31 luglio. Entrambe le attestazioni devono essere trasmesse per via telematica all’Agenzia delle Entrate entro il 7 marzo.
Si ricorda che questa tipologia di ritenuta si differenzia da quella eseguita a titolo d’imposta perché non estingue totalmente le tassazioni da versare al Fisco. Di conseguenza il contribuente deve completare il pagamento dell’imposta grazie alla dichiarazione dei redditi. In questa occasione il soggetto esegue il conguaglio e corrisponde all’amministrazione quanto ancora dovuto.
Per il pagamento deve essere usato il modello F24, compilando il documento con i relativi codici tributo. Il pagamento della ritenute d’acconto da parte del sostituto d’imposta avviene entro il 16 del mese successivo a quello di evasione delle fatture in oggetto. La scadenza viene posticipata al primo giorno utile successivo se il 16 è una giornata festiva oppure un sabato. Inoltre il versamento viene sospeso nel periodo che va dal 1° al 20 agosto.
Calcolo ritenuta d’acconto
Il calcolo ritenuta d’acconto viene demandato al soggetto che emette la fattura oppure la parcella. In genere si tratta di liberi professionisti, come agenti di commercio, commercialisti, avvocati, medici, notai e tutti i lavoratori autonomi non dotati di partita IVA.
Per effettuare il calcolo si applica sulla somma imponibile un’aliquota il cui ammontare varia a seconda del tipo di transazione:
– il 20%, se si tratta di compensi di lavoro autonomo. Questa è l’aliquota ordinaria;
– il 30%, nel caso in cui la fattura sia stata intestata a un cliente residente all’estero;
– il 23%, applicato semplicemente sul 50% dei compensi se si parla di provvigioni per le prestazioni di intermediazione. Infatti si fa riferimento all’aliquota IRPEF del primo scaglione di reddito in base a quanto stabilito dal comma 1, articolo 25-bis del DPR 600/1973. Si tratta della soluzione indicata se il corrispettivo è stato versato a rappresentanti oppure agenti di commercio. Tuttavia, se i collaboratori e i dipendenti hanno un rapporto continuativo con il rappresentante, sulle provvigioni si applica una ritenuta d’acconto del 20%.
Un altro aspetto da tenere a mente è che anche l’imponibile viene determinato in maniera differente a seconda della categoria alla quale appartiene il contribuente:
– per un libero professionista iscritto alla propria cassa di previdenza si tiene conto delle spese generali, del compenso e delle spese imponibili ai fini IVA. Di conseguenza la ritenuta d’acconto non viene calcolata sulla rivalsa previdenziale, cioè il contributo previdenziale che risulta essere esclusivamente a carico del datore di lavoro oppure del cliente;
– nel caso dei lavoratori autonomi che fanno riferimento alla gestione separata INPS per il calcolo della ritenuta d’acconto si considerano il compenso, le spese generali, il contributo previdenziale e l’IVA.
Per facilitare il calcolo della ritenuta d’acconto sono messi a disposizione dei contribuenti alcuni strumenti online e applicazioni gratuite dedicate a questa funzione. In alternativa si hanno a disposizione due formule per poter ottenere questo valore:
– basta sottrarre il compenso netto da quello lordo;
– si moltiplica per 0,25 il compenso netto.
Si ricorda che l’importo della ritenuta d’acconto deve essere riportato in un’apposita riga della fattura, così da essere in evidenza e da poter essere detratto dall’importo relativo al netto a pagare. Quest’ultimo è infatti la somma che il cliente deve versare al professionista oppure al lavoratore autonomo che ha emesso il documento. In genere nelle fatture viene riportato anche in calce insieme a una dicitura che attesta il fatto che questo importo è esclusivamente a carico del cliente.
Cosa tenere a mente
Esistono alcuni elementi che bisogna tenere a mente quando si parla del calcolo ritenuta d’acconto e che sono fondamentali per conoscere bene questo strumento e le sue modalità di applicazione. Nello specifico:
– la documentazione ricevuta dal sostituto d’imposta risulta essere fondamentale per il contribuente per poter decurtare l’ammontare della ritenuta d’acconto dalla dichiarazione dei redditi. Al tempo stesso, se la somma versata dal datore di lavoro e dai clienti è superiore all’importo della tassazione, il soggetto può accedere alle eventuali compensazioni;
– sono esenti dal sistema della ritenuta d’acconto alcune determinate tipologie di professionisti, come quelli che aderiscono al regime di vantaggio oppure al regime forfettario. Nel primo caso le modalità sono disciplinate dal provvedimento 185820/2011 del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, nel secondo dal comma 67, articolo 1 della legge 190/2014. Di conseguenza il soggetto emette una semplice fattura e in calce riporta una dicitura che evidenza la normativa che permette di non calcolare la ritenuta;
– il calcolo ritenuta d’acconto avviene facendo sempre riferimento al compenso netto ricevuto dal professionista oppure dal lavoratore autonomo, non da quello lordo. In caso contrario si commette un errore che porta ad avere risultati sbagliati, in grado di compromettere e fuorviare l’obiettivo prefisso. Infatti adottando la modalità ordinaria il compenso netto corrisponde soltanto all’80% di quello lordo: la percentuale rimanente è rappresentata dalla ritenuta d’acconto;
– occorre distinguere nettamente la ritenuta d’acconto dalle altre tipologie di ritenute che vengono applicate al mondo del lavoro e alla dichiarazione dei redditi. Quelle d’imposta sono adottate per i ricavi ottenuti grazie a un investimento finanziario, mentre quella a titolo di IRPEF viene inserita direttamente all’interno della busta paga.
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