Visto ciò che circolava nelle ultime settimane, era inevitabile che qualche novità riguardo al Reddito di cittadinanza sopraggiungesse.
E in manovra il governo ha deciso di mettere mano alla misura, con l’obbiettivo di contenere l’esborso per le casse dello Stato, di rendere più equa la misura e di potenziare le politiche attive del lavoro.
Reddito di cittadinanza, stretta anti furbetti
Arriva la tanto richiesta stretta sui furbetti del reddito di cittadinanza. Troppo spesso sono stati trovati soggetti beneficiari del sussidio che lo percepivano indebitamente.
Spesso perché sono gli stessi richiedenti a “barare” sul sussidio, a trovare escamotage per percepirlo anche se non spettante. Altrettanto spesso però, è la struttura del sussidio a prevedere questo, con controlli non sempre approfonditi.
Ecco che dal 2022 si comincia con la mano dura. l’Inps oltre alla verifica immediata dei dati degli Isee e delle Dsu (come accade già oggi), prima di liquidare il sussidio deve controllare anche la composizione del nucleo familiare e la residenza.
In pratica, controllo preventivo su tutti i richiedenti interrogando anagrafe tributaria e banche dati dei comuni. In pratica, controllo capillare. Una cosa che oggi si fa a campione e soprattutto, dopo aver prima assegnato il benefit.
Did e offerte di lavoro
Altra novità riguarda la sottoscrizione della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. Oggi questa dichiarazione da sottoscrivere al centro per l’impiego va prodotta entro 30 giorni dall’approvazione della domanda. In genere però la Did va prodotta quando i Centri per l’impiego convocano i diretti interessati.
Dal primo gennaio la Did deve essere sottoscritta subito, in sede di presentazione della domanda di reddito di cittadinanza. In modo tale da permettere agli Uffici di collocamento di avere subito il profilo del soggetto attivabile a cui offrire posti di lavoro.
Cambia anche la definizione di offerta congrua. La prima proposta di occupazione deve essere entro 80 Km dalla residenza del beneficiario. In caso di rifiuto, sussidio che cala di 5 euro al mese per ogni mese non lavorato fino ad un massimo di 300 euro di taglio. Decadenza del beneficio invece già dal secondo rifiuto. E la seconda offerta di lavoro può sopraggiungere già da qualsiasi parte d’Italia.
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