Il regime forfettario è espressamente pensato per i lavoratori dotati di Partita IVA, i cui ricavi non superano la soglia dei 65 mila euro all’anno. Questi liberi professionisti hanno accesso a un 15 per cento di tassazione agevolata (il 5 per cento in caso di nuovi vantaggi) e di ulteriori benefici, tra cui la contabilità semplificata e l’esenzione da IVA. Andiamo ora a vedere quali sono le spese deducibili nel regime forfettario. Le Partite IVA ne hanno diritto? E se sì per cosa? Per scoprirlo proseguite con la lettura, visto che sarà proprio l’argomento di cui vi andremo a parlare.
Partita Iva Regime forfettario: le spese scaricabili
Cominciamo con l’operare una prima, fondamentale, distinzione tra i titolari della Partita IVA a regime ordinario. Per questi ultimi è previsto l’inserimento di ogni singola voce circa gli incassi e le spese all’atto della dichiarazione dei redditi. Il che non vale per chi trae ricorso dal regime forfettario. Difatti, in tale circostanza gli oneri vengono usciti su base forfettaria, in relazione al Codice ATECO, che identifica la vostra attività economica. Nel regime à forfait le uniche spese scaricabili, nel momento di accedere alla dichiarazione dei redditi, sono quelle inerenti ai contribuenti previdenziali.
Le spese mediche o i costi di gestione della Partita IVA, quali l’acquisto di strumenti lavorativi (computer, stampanti, …) o l’assunzione di dipendenti e collaboratori, non avviene in maniera diretta, bensì su base forfettaria. Dunque, anziché conteggiare voce per voce nel regime ordinario l’Agenzia delle Entrate effettuerà le misurazioni secondo un calcolo fisso. Il punto in questione è bene scolpirselo nella mente, poiché si tratta della differenza principale tra le due categorie di soggetti agli occhi del Fisco.
Il Codice ATECO
A definire la percentuale di spese da dedurre su base forfettaria del fatturato lordo occorre prendere in esame il già richiamato Codice ATECO. In sostanza, a ciascuna prestazione d’opera è associato un coefficiente di redditività, che è la parte di fatturato che forma il reddito. Per la larga prevalenza delle attività è pari al 78 per cento (la quota detratta corrisponde, insomma, al 22 per cento), mentre per gli artigiani, ad esempio, la percentuale scende al 67 per cento. Naturalmente, in considerazione di un fatturato lordo più elevato e un coefficiente di redditività del 78 per cento, prendendo in esame la percentuale di spese deducibili, il reddito imponibile e le spese dedotte, il regime forfettario risulta conveniente.
Esempi
Ipotizzando di avere un fatturato lordo di 25 mila euro e il coefficiente del 78 per cento, i costi dedotti (22 per cento) sul reddito imponibile (fatturato annuale al netto dei costi sostenuti nel corso dell’anno) saranno di 5.500 euro, a fronte dei 4.800 euro realmente sostenuti. In tal caso, il risparmio sarà di 700 euro. Difatti, su un fatturato lordo di 15 mila euro, dato il coefficiente di redditività pari al 67 per cento e la percentuale di spese deducibili al 33 per cento, i costi dedotti sul reddito imponibile (4.950) saranno inferiori rispetto a quelli effettivi (8 mila euro).
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