L’indennità di disoccupazione Naspi spetta ai lavoratori dipendenti che perdono in modo involontario il lavoro e che sono in possesso di almeno 13 settimane di contributi versate nel quadriennio precedente. Altro requisito richiesto per l’accesso è l’aver effettuato almeno 30 giornate di lavoro effettivo ma per gli eventi di disoccupazione che si sono verificati nel corso del 2021 questo requisito non è indispensabile.
Naspi per chi si fa licenziare
La Naspi, quindi, non spetta a chi presenta dimissioni volontarie. Ma i lavoratori sono pieni di risorse ed hanno trovato il modo di lasciare il posto di lavoro quando lo desiderano portando, di fatto, il datore di lavoro a licenziarli.
Se un lavoratore è assente ingiustificato al lavoro per un certo numero di giorni viene licenziato. E approfittando di questa cosa i lavoratori che voglio la Naspi si assentano volutamente dal posto di lavoro fino a quando, alla fine, il datore di lavoro li licenzia. In questo caso il licenziamento è per motivi disciplinari, ovvero per un comportamento del dipendente che non rispetta le regole, il contratto di lavoro e l’azienda.
La Naspi, però, spetta anche in caso di licenziamento disciplinare e proprio questo consente, quindi, ai lavoratori di poter “decidere” quando essere licenziati accedendo al tempo stesso alla Naspi.
Conseguenze del licenziamento disciplinare
Al momento, infatti, l’assenza ingiustificata non si configura come “dimissioni tacite” del dipendente poiché le dimissioni devono essere sempre esplicite per essere efficaci. Ma il dipendente che viene licenziato per assenza ingiustificata ha anche un costo per il datore di lavoro che deve, quindi, pagare il ticket licenziamento (503 euro per ogni anno di anzianità fino ad un massimo di 3 anni).
Il lavoratore che, quindi, non vuol più lavorare per una azienda e che al tempo stesso non vuole presentare dimissioni per non perdere il diritto alla Naspi, quindi, rimanendo assente senza preavviso spinge il datore di lavoro a licenziarlo ottenendo quello che desiderava: non lavorare più per l’azienda e avere al tempo stesso la Naspi.
Il licenziamento disciplinare, però, ed è bene sottolinearlo per scoraggiare dall’utilizzo di questa pratica i lavoratori, può comportare delle sanzioni per i dipendenti.
E’, però intervenuta la Corte di Cassazione per scoraggiare l’utilizzo di questa prativa prevedendo che l’azienda costretta a licenziare il dipendente assente ingiustificato possa chiedere ed ottenere dal lavoratore il risarcimento del danno subito.
Il lavoratore, quindi, può vedersi costretto a risarcire all’azienda non solo l’importo del ticket Naspi che è stata costretta a pagare a seguito del licenziamento disciplinare.
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