Dal 15 ottobre il Green pass sarà necessario ed obbligatorio in ogni posto di lavoro. Nessun ambiente lavorativo è escluso e quindi, fabbriche, ristoranti, botteghe, negozi e studi professionali.
Si, anche gli studi professionali. Ma parliamo di lavoratori, perché per i clienti non ci dovrebbe essere l’obbligo. Questo invece è esteso a chi si reca al ristorante e vuole mangiare al coperto. Oppure al cliente del bar che si siede al tavolino, mentre non lo è per chi sta in piedi al bancone.
Il motivo principale per cui hanno deciso di estendere il Green pass in ogni ambiente di lavoro è l’obbiettivo di dare una spinta alle vaccinazioni. Questo è evidente dal momento che entrare da solo a parlare con l’avvocato, i uno studio professionale, magari con mascherina e distanziamento, non dovrebbe essere pericoloso.
Il cambio di rotta del governo
Se fino a prima dell’estate erano gli assembramenti a fare paura, adesso anche mastro falegname e ragazzo che sta imparando il mestiere sono soggetti all’obbligo del Green pass. E nonostante ci sia un netto calo dei contagi, dei ricoveri e delle terapie intensive.
“Estendere l’obbligo del Green pass a chi lavora in posti dove già da settimane i clienti dovevano presentarlo”, questa è la base della motivazione per la quale il governo ha deciso di varare ed approvare il decreto cosiddetto del “Super Green pass”.
E così se al bar o al ristorante i clienti che decidevano di accomodarsi al tavolo dovevano essere in regola con la certificazione verde, anche i lavoratori della struttura dovranno adeguarsi dal prossimo 15 ottobre.
Dal 15 ottobre in ogni posto di lavoro il Green pass sarà obbligatorio. Anche negli studi professionali, da un avvocato per esempio piuttosto che da un architetto, commercialista o consulente del lavoro. Ciò che non torna è il fatto che ad oggi non sembra sia stato previsto nulla per gli avventori degli studi professionali.
In pratica, in questi uffici, gli obbligati al Green pass al momento sono i lavoratori delle strutture e non la clientela. E sono questi i dubbi che le associazioni di categoria hanno sollevato, a maggior ragione se si considera le sanzioni previste per chi non ha il Green pass e per chi deve effettuare i controlli.
Anche negli studi professionali i lavoratori con il Green pass
Come in ogni posto di lavoro, anche negli studi professionali occorrerà avere il Green pass per lavorare. E come in qualsiasi altra attività, il titolare dello studio deve delegare qualcuno (ma anche lui stesso), ad essere responsabile dei controlli.
In caso di inadempienze, previste multe salate sia per il lavoratore (a cui si applica anche la sospensione dal lavoro senza stipendio) senza Green pass che per chi doveva controllarne il possesso.
I dubbi delle associazioni dei professionisti
Sui clienti non si sa nulla, perché al momento sembra che gli avventori di questi uffici professionali non devono per forza di cose avere il Green pass. Ma occorrono gli opportuni chiarimenti.
“È certamente apprezzabile lo sforzo di mettere il paese in sicurezza al fine di consolidare i segnali di ripresa che da qualche settimana registriamo e che si riflettono sul mondo del lavoro”, questo per esempio ciò che dice Marina Calderone, Presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro.
Però i dubbi per il Presidente dei consulenti del lavoro andrebbero approfonditi. “L’estensione ad una platea così ampia, circa 23 milioni di lavoratori, fa emergere dei punti oscuri della norma che necessitano di essere chiariti. Si prenda il caso, ad esempio, dell’obbligo di certificato verde per il professionista. La previsione non sembrerebbe riguardare la clientela, che resta libera di vaccinarsi o no. Con conseguente rischio della salute del lavoratore. E’, dunque, quanto mai necessario un approccio uniforme per non vanificare lo spirito del provvedimento”, queste le parole della Calderone.
Occorrono chiarimenti da parte del governo
Sulla stessa linea il Presidente della ConfProfessioni, Gaetano Stella per cui “è necessario fare chiarezza sugli eventuali obblighi per la clientela del professionista. Anche per questo, lavoreremo a un’informativa da girare ai nostri associati dopo aver fatto tutte le valutazioni necessarie”.
Ciò che i rappresentanti degli studi adesso vogliono, sono i chiarimenti del governo. Infatti deve essere l’esecutivo a spiegare nel dettaglio tutto ciò che occorre fare e che è di dubbia interpretazione da parte di molti.
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