L’obbligo del Green pass è l’argomento del momento. Dal 15 ottobre per lavorare, occorrerà munirsi di Green pass. Il governo ha introdotto l’obbligo con la speranza che così si dia nuovo impulso alla campagna vaccinale.
Il Green pass si ottiene infatti o con il vaccino, oppure se si è guariti dal Covid negli ultimi 6 mesi (occhio, la validità del certificato è di 6 mesi e scatta dal giorno del primo tampone positivo e non negativo) o ancora, con un tampone negativo (vale per 48 o 72 ore in base al tampone effettuato).
Tre alternative quindi, ma escludendo la guarigione dal Covid, in pista per i lavoratori resta la scelta di vaccinarsi o andare avanti a tamponi.
In quest’ultimo caso piuttosto costosi (15 euro a tampone). Ma diverse aziende si stanno muovendo per consentire anche a chi non ha intenzione di vaccinarsi e vuole utilizzare la strada dei tamponi, di poterlo fare in maniera più facile.
Cosa stanno mettendo a punto le aziende per l’obbligo del Green pass dal 15 ottobre
L’obbligo del Green pass dal punto di vista del lavoratore è drasticamente criticato. Si parla di Costituzione, del diritto a lavorare e di tutte le altre cose che sicuramente non vanno giù per un obbligo che davvero appare esagerato ai più, forse anche a chi il Green pass lo ha.
Ma è un serio problema anche per le aziende. Come si fa se il giorno 15 ottobre al cancello della fabbrica si presentano molti operai senza certificazione verde? L’obbligo impone di rispedirli a casa, lasciandoli senza stipendio fino a quando non provvederanno ad ottenere la tanto discussa certificazione.
Ma come andrebbe avanti la produzione in una fabbrica se il 15 sono in molti da rispedire a casa? E nei giorni successivi, come si fa ad andare avanti con la produzione, se tra i tanti operai senza Green pass ce ne sono tanti in ruoli decisivi per il proseguo delle attività? Si dovrebbero trovare immediatamente nuovi lavoratori in sostituzione dei primi, formandoli in poco tempo, ed assumendoli fino a quando il vecchio lavoratore non si adegua al Green pass, perché il vecchio lavoratore non viene sospeso ed ha il diritto alla conservazione del posto di lavoro.
Chi sarebbe il nuovo lavoratore che accetta di lavorare al posto del no vax, che però può decidere di tamponarsi una volta ogni tanto e di andare a lavorare solo per due giorni ogni tanto? Problemi questi che il governo non ha considerato, ma che le aziende cominciano a farlo.
Ilva di Taranto ma non solo, le nuove idee per superare il 15 ottobre indenni
Accordi in ottica 15 ottobre stanno emergendo giorno dopo giorno. Intese tra lavoratori che non vogliono sentire ragioni sul vaccino e aziende che hanno bisogno di lavoratori. Per esempio, all’Ilva di Taranto, Acciaierie d’Italia e sindacati hanno trovato una intesa. L’azienda renderà gratuiti i tamponi per “i lavoratori che non sono momentaneamente vaccinati”. Stringendo convenzioni con farmacie e laboratori, l’azienda pagherà i tamponi per i lavoratori che non si sono vaccinati. Una soluzione che dovrebbe riguardare anche le altre aziende simili del settore metalmeccanico.
Ci sono invece altre aziende, come la Ansaldo Energia, che ha deciso di lasciare il costo del tampone ai lavoratori, ma riducendolo nettamente. Solo 6 euro a tampone per i lavoratori non vaccinati, questa la soluzione trovata da Ansaldo Fincantieri che si è mossa stringendo convenzione con laboratori di analisi e farmacie. Il tutto avallato dal si dei sindacati e delle RSU. Addirittura, in fabbrica viene adibita la postazione per l’effettuazione dei tamponi.
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