C’erano una volta le discoteche piene di ragazzi pronti a spendere l’impossibile, per divertirsi il sabato notte. Poi è arrivato il Covid nel 2020 a distruggere tutto, inclusi i sogni dei titolari delle discoteche, rimaste chiuse per pandemia. Idem mille altre attività: fra cui, night club, palestre, piscine, centri termali, cinema, teatri, fiere, impianti sportivi. Ora, ecco il fondo aiuti alle discoteche e alle attività che hanno chiuso causa coronavirus.
Si tratta di un fondo di 140 milioni di euro, voluto dal Governo Draghi. Lo prevede il decreto 9 settembre 2021 del ministero dello Sviluppo economico. In Gazzetta Ufficiale numero 240 del 7 ottobre 2021. Qui, c’è l’elenco delle attività che potranno ottenere gli aiuti del “Fondo per il sostegno delle attività economiche chiuse”.
Quali scaglioni dei contributi a fondo perduto? Da 3.000 a 25.000 euro in funzione del soggetto beneficiario. L’agevolazione sarà corrisposta dall’Agenzia delle Entrate. Mediante accreditamento diretto sul conto corrente bancario o postale indicato dal richiedente nell’istanza.
I beneficiari? Chi, alla data del 26 maggio 2021 (data di entrata in vigore del decreto 73/2021) svolgeva come attività prevalente una delle 27 attività individuate con i codici Ateco elencati nell’allegato al decreto del 9 settembre 2021.
Per ora, non si hanno altri dettagli. Mancano termini e modalità di presentazione. Verranno definiti con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate da adottarsi entro 60 giorni dal 7 ottobre 2021 (data di pubblicazione del decreto).
Fondo aiuti alle discoteche: cosa sapere
Per discoteche, sale da ballo, night club e simili, titolari di partita IVA attiva prima del 23 luglio 2021, il contributo è riconosciuto fino a un massimo di 25.000 euro per ciascun soggetto beneficiario. Se il fondo non sarà sufficiente a soddisfare la richiesta di agevolazione riferita a tutte le istanze ammissibili, l’Agenzia provvederà a ridurre in modo proporzionale il contributo sulla base delle risorse.
Come sempre, immancabili le polemiche: c’è chi considera il “bonus” troppo basso. E chi reputa il fondo troppo esiguo.
Occhio però. L’Unione Europea ci ha prestato i soldi, circa 200 miliardi di euro. Prima di fare un passo, l’Italia deve chiedere il permesso: così, serve l’approvazione del regime di aiuti da parte della dalla Commissione Europea. Infatti, nell’ambito del Recovery Fund, è già arrivato un primo bonifico all’Italia: 24,9 miliardi dall’UE. Ma Draghi è categorico: “Dobbiamo spendere in maniera efficiente e onesta”. Dobbiamo iniziare da subito, senza indugio né errori, il processo di riforme che l’Unione europea comincia a sostenere.
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