Alla morte del coniuge, la moglie ha diritto a percepire un trattamento previdenziale che le dia modo di autosostenersi. Il corrispettivo della pensione di reversibilità cresce laddove il superstite abbia ancora figli da mantenere. Tuttavia, l’ammontare del rateo spettante potrebbe peraltro diminuire e subire dei tagli, nel caso in cui si manifestino delle particolari condizioni. Inoltre, l’importo mensile non solo cambia in relazione ai redditi complessivi del richiedente. La cifra erogata è tanto più alta quanto più numerosi sono i componenti del nucleo familiare. Ma unicamente nella misura in cui risultassero già fiscalmente a carico del defunto.
Pensione di reversibilità: a chi spetta l’80 per cento
A tal proposito diventa utile rammentare a chi spetta l’80 e il 100 per cento della pensione di reversibilità. Il coniuge che non ha figli non ha diritto all’importo totale in quanto non ha figli fiscalmente a carico. A colui che provvede il mantenimento di un figlio spetta, invece, l’80 per cento della pensione. Per conoscere le percentuali da riconoscere ai familiari superstiti occorre prendere in considerazioni la Legge Dini n. 335/95. Secondo le indicazioni del legislatore, hanno accesso all’80% del rateo pensionistico pure i figli senza coniuge. Ciò purché facciano parte del nucleo familiare.
A chi spetta il 100 per cento
L’Istituto previdenziale corrisponde, infine, il 100% dell’assegno:
• al coniuge superstite che ha due o più figli a carico;
• ai nuclei familiari senza coniuge in cui vi siano tre o più figli.
I tagli alla pensione di reversibilità con il passare del tempo
Allo stesso modo, occorre tenere conto che gli importi previdenziali rischiano di subire dei tagli con il passare del tempo. Ciò, ad esempio, accade se un figlio a carico abbandona gli studi e presta attività lavorativa con retribuzione. Oppure se ha concluso il percorso universitario o raggiunto il limite di 26 anni. Infine, gli assegni mensili rischiano un taglio per via di una variazione della situazione economica del beneficiario.
Quattordicesima di 655 euro: ecco per chi
Inoltre, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale assegna fino a 655 euro ulteriori sulle pensioni di reversibilità delle vedove in tali casi. E che chi possiede determinati requisiti reddituali ha l’opportunità di ricevere una quota supplementare una volta l’anno.
Naturalmente, sono le pensioni più basse a godere del contributo economico. Pertanto, anche le vedove che percepiscono la reversibilità maturano il diritto alla cd. quattordicesima. Tuttavia, l’erogazione di una mensilità non è attribuita a chi già la percepisce sulla propria pensione. In sostanza, la vedova che non è titolare di una pensione diretta potrà ricevere la somma aggiuntiva.
Quindi, tutte le vedove che non hanno mai svolto un lavoro con retribuzione, che non hanno un montante contributiva oppure raggiunto l’età richiesta per la pensione. Il Decreto legislativo 81/2017 dispone che l’ammontare della quattordicesima aumenta o diminuisce in base all’anzianità contributiva. Pertanto, se i redditi non eccedono il doppio del trattamento minimo la somma elargita è pari a 437, 546 o 655 euro. Insomma, un montante contributivo inferiore a 15 anni dà l’accesso a 437 euro. Chi, invece, detiene una contribuzione pari o superiore a 25 anni riceverà dall’Inps un assegno da 655 euro.
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