Gli italiani sono anche un popolo di correntisti. Lo dicono i recenti dati diramati, secondo cui milioni di famiglie preferiscono tenere i loro risparmi sul libretto. Difatti, spesso lasciarlo fermi risulta più rassicurante, poiché domina il timore di incappare in una delle molteplici truffe raccontate in rete alla televisione. Oppure, ci si affida alle opinioni degli addetti allo sportello bancario, scordandosi del notevole conflitto di interessi. Dunque, qual è la soluzione ideale da adottare in tali casi? Premesso che una risposta univoca erga omnes non esiste, conviene prestare attenzione ai soldi sul conto corrente poiché quello che vi andremo a presentare, garantito al 100 per cento dal Governo, dispensa buoni interessi.
Conto corrente? Ma anche no! Meglio questa alternativa
Anziché assumere una scelta di getto, sarebbe opportuno porsi alcuni quesiti:
- qual è la mia propensione al risparmio mensile?
- che obiettivo mi prefisso? Desidero tutelare il capitale a mio disposizione, ricevere delle entrate periodiche o condurre a una crescita nel medio periodo?
- inesistente, moderata o alta: qual è la mia propensione al rischio?
- per quanto tempo ho intenzione di investire? Uno tre, cinque, dieci o vent’anni?
L’insieme delle risposte fornisce il quadro delle possibili alternative da prendere in esame. Poiché il discorso rischierebbe di allungarsi notevolmente, ci soffermeremo sullo scenario relativamente più semplice: conservazione del capitale sul medio-lungo termine e previsione di entrate periodiche.
Nell’attuale epoca storica, rifugiarsi sul conto corrente ha ben poco ragion d’essere. Con l’inflazione a livelli altissimi (2,5 per cento a settembre) e i costi di gestione in ascesa, lo strumento brucia parecchi risparmi. Pertanto, invece, di lasciarsi condizionare dalla paura, bisognerebbe aprire gli occhi e ponderare le varie opportunità.
Andiamo ora ad analizzare le quotazioni dei Buoni del Tesoro Poliennali, in risalita da un po’ di settimane. Le cedole offerte sono alquanto appetibili, da qui la validità dell’investimento. È importante cogliere “l’attimo fuggente”, il momento ideale in cui passare all’azione, così da approfittare delle condizioni di mercato.
Poi, chiaramente, pure tale soluzione ha dei contro. Nella fattispecie, i rendimenti netti coprono una minima parte dell’odierna inflazione. Tuttavia, conviene rispetto al conto corrente, sicché scegliere un prodotto a garanzia dello Stato italiano riduce le perdite. Inoltre, i BTP godono di una tassazione minore, pari al 12,50 per cento, di minori commissioni e distribuiscono 2 cedole l’anno.
La liquidità sul libretto espone integralmente i risparmi all’intero ammontare delle voci di spesa. Dal canto proprio, il rendimento vigente del decennale prova quantomeno ad eliminare qualche onere, sebbene non tutte. Infine, sottolineiamo che sui titoli di Stato la garanzia dei soldi investiti è da intendersi unicamente alla scadenza. Durante il periodo interessato, l’eventuale cessione anticipata espone il risparmiatore a possibili guadagni o perdite in conto capitale.
In conclusione
Tirando le somme, in confronto al conto corrente bancario, i BTP decennali attenuano in maniera considerevole le perdite, dettate sia dagli oneri di gestione sia dall’inflazione, un fenomeno peraltro attuale come da tanto non constatavamo. Se il proposito è di proteggere il denaro guadagnato mediante anni di duro lavoro, lo strumento si presta in modo eccellente alle specifiche esigenze. Per puntare a guadagni (con tutto ciò che comporta in termini di rischio) si suggerisce, al contrario, di passare oltre.
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